lunedì 2 dicembre 2013

Vincenzo De Bonis, liutaio. Una intervista.

Nel pomeriggio freddo e piovoso di ieri il Maestro Vincenzo De Bonis se n'è andato. A lui, persona semplice ed aristocratica, elegante e raffinato artigiano ed artista che ha portato insieme al fratello Nicola, Bisignano nel mondo porgo il mio pensiero. Voglio ricordarlo pubblicando in rete per la prima volta una intervista che mi fece leggere anni fa pubblicata nel 1992 nel libro di Gennaro Cosentino “I primi dell’ultima” edito da Luigi Pellegrini Editore che ringrazio molto per la gentile concessione. Caro Mastro Vincenzo, hai regalato sogni a tanti, conoscerti e frequentarti è stato un grande privilegio. Grazie, mi mancheranno le nostre conversazioni con i lunghi silenzi, la tua ironia e saggezza intelligente frutto di un rapporto profondo e mai banale con la realtà umana.


Vincenzo De Bonis 
Liutaio


Vincenzo De Bonis non ha il telefono in casa e per mettercisi in contatto bisogna telefonare ad una cognata che riferisce i messaggi. Se poi lui ritiene importante la chiamata provvede a rintracciare chi lo ha cercato.

Una forma di isolamento, di repulsione per ogni tipo di tecnologia che, insieme alla scienza, è il timore numero uno per De Bonis.
Dopo una serie di tentativi riuscii a prendere l’appuntamento, appuntamento per me, perché il Maestro mi disse subito: “Venga quando vuole, io sono qui...”
Giugno aveva regalato alla campagna i colori più definiti e lungo la strada per Bisignano si alzava dalla vallata un diffuso odore di fieno. Non faceva eccessivamente caldo ma solo quanto bastava per valorizzare gli alberi della piazza principale da parte di alcuni vecchi contadini con la paglietta.
Io non avevo mai conosciuto de Bonis, avevo letto qualcosa sulla liuteria calabrese, di Bisignano appunto, che si tramanda ormai dal 18° secolo.
Nell’Enciclopedia della Liuteria mondiale ai De Bonis è dedicato un notevole spazio e con essi a Bisignano e alla Calabria.
Mi incuriosiva vedere come nasce uno strumento a corda a livello artigianale, artistico, mi interessava molto conoscere l’ultimo di una lunghissima “dinastia” di liutai, l’esempio vivente di qualcosa che scompare, di un’arte e di una tradizione che terminerà con lui.
Ero consapevole dell’importanza che assommava quell’incontro, ero forse emozionato, stavo per conoscere un personaggio che mi avrebbe dato molto sul piano umano, uno dei calabresi più famosi, il più famoso, insieme a Gerardo Sacco, in tutto il mondo.
Non immaginavo che saremmo diventati amici e ci saremmo incontrati ancora.
Nel 1990 Vincenzo De Bonis ha anche vinto ad Aieta il premio “Vicolo d’Argento”, destinato ai personaggi che si distinguono per la diffusione della cultura meridionale nel mondo.
La casa di De Bonis è in una discesa del centro storico, una casa-laboratorio: il laboratorio all’ingresso e poi le stanze.
Mi accolse con un sorriso, mi disse che non è solito rilasciare interviste, che preferisce dare notizie sulla liuteria ma, comunque, con molta gentilezza, mi fece accomodare in una saletta stretta, con al centro un tavolo e quattro sedie e con un armadio antico dove il Maestro conserva i suoi “cimeli”: pergamene, articoli di giornale, tanti, tantissimi dai rotocalchi a quelli più impegnati, lettere di personaggi illustri, fotografie, libri che parlano della liuteria e di lui.
Anzi, della sua famiglia.
Lui è rimasto solo dalla morte del fratello Nicola, a cui era legato in modo forse morboso, Nicola era tutto per lui, tant’è che da allora ha vissuto dodici anni di stasi, di apatia sul lavoro e nella vita.
Più che di una intervista si trattò di una conversazione che rompeva solo appena il silenzio che prevaleva tutt’intorno, senza alcuna distrazione, tranne l’interruzione dovuta all’arrivo della sorella con due tazze di caffé in un vassoio. Un ottimo profumo, ma quando io dichiarai di non poterlo bere, l’anziana sorella non celò la delusione.
Vincenzo, però, riprese subito il discorso, con frasi brevi ma frutto di lunghe riflessioni sufficienti per rendere l’idea sulla integrità, sulla conservazione di certi valori e sulla filosofia di un uomo molto solo. Di un artista.
Quell’intervista è un atto di accusa, tagliente ed inequivocabile nei confronti della solo-cosiddetta “classe dirigente” calabrese, della società di apparenza che sta lasciando finire un’arte secolare.
Piazzare la foto di De Bonis su u calendario pubblicitario della Calabria non è un incentivo, è una beffa.
Una delle tante beffe della Regione Calabria.
Egli accetta tutto, assiste agli eventi con la superiorità tipica degli uomini che hanno conosciuto solo paziente lavoro, con tristezza ama anche ironia.
Riproponendomi di incontrarlo ancora, di scrivere una monografia sulla sua vita artistica, sulla favola di Bisignano, lo salutai dopo qualche ora.
Gli occhi neri molto belli di Vincenzo brillavano di commozione e, come due vecchi amici, ci abbracciammo.


Cosentino: Maestro De Bonis, Lei si considera un artista o un artigiano?

De Bonis: Io penso che per essere artista bisogna essere un buon artigiano, prima artigiano. E poi se sono artista lo devono dire gli altri.
C.: Penso che gli altri lo dicano abbondantemente…
De Bonis: Ah, l’hanno detto i tecnici, i musicisti, i liutologi, persone di alta competenza
C.: Qual è il segreto del liutaio?
De Bonis: Il segreto del liutaio è l’esperienza che consente di fare uno strumento che sia perfetto, che abbia un equilibrio di suoni, un’estensione di suoni, una purezza di suoni. Questa è la liuteria.
C.: Lei suona le chitarre che produce?
De Bonis: Per perfezionare uno strumento, per la messa a punto bisogna sempre saperlo suonare. Tutti i liutai devono almeno saper accordare gli strumenti che creano.
C.: Quanti strumenti ha costruito nella Sua vita?
De Bonis: Io il conto non l’ho fatto. Costruisco strumenti da concerto dal 1950, sono quarant’anni di produzione. Ne ho fatto di lavoro!
C.: Viene molta gente a trovarla?
De Bonis: Abbastanza, di più turisti e poi le persone interessate a questo lavoro.
C.: Si è mai sentito abbandonato o incompreso?
De Bonis: No, né l’una né l’altra cosa.
C.: Conosce altri liutai?
De Bonis: Ci conosciamo un po’ tutti quanti…
C.: Quanti sono in Italia?
De Bonis: In Italia saranno, più o meno…, tre quattrocento persone che fanno questo lavoro
C.: In quali regioni maggiormente?
De Bonis: A parte Cremona, che è il centro quasi universale della liuteria, esistono liutai in tutta Italia; solo in Calabria è una rarità questa attività.
C.: In Calabria c’è solo Lei?
De Bonis: Io parlo di liuteria classica… poi uno strumento ognuno può costruirlo.
C.: Si considera un calabrese importante?
De Bonis: Io mi considero un calabrese che ama la Calabria, il paese, la famiglia e per questo ho dedicato tutta la vita e tutto il lavoro. Penso di avere dato tutto.
C.: Ha molti amici?
De Bonis: Tanti amici, ogni persona che incontro per me è un amico.
C.: Amici veri?
De Bonis: Amici veri, bisogna vedere, solo quelli d’infanzia, di scuola. A parte il fatto che ci conosciamo un po’ tutti qui in paese.
C.: Lei viaggia?
De Bonis: Non ho mai viaggiato, non sono mai stato fuori dalla Calabria, una volta sola a Roma e una volta a Firenze, ma molti anni fa.
C.: Ha prodotto chitarre per personaggi importanti. Per chi?
De Bonis: Io dicevo poco fa che i miei strumenti sono nelle mani di persone, di musicisti… se noi intendiamo importante un musicista, allora i miei strumenti sono tutti nelle mani di persone importanti.
C.: Lei preferisce essere chiamato maestro?
De Bonis: No, io preferisco essere chiamato Vincenzo.
C.: I liutai hanno futuro?
De Bonis: Tutto l’artigianato artistico ha un grandissimo futuro, più adesso che prima.
C.: Pensa che potranno essere sostituiti i liutai?
De Bonis: Da che cosa potrebbero essere sostituiti? Dalla nuova tecnologia, dai suoni riprodotti? Il suono di uno strumento classico è inimitabile.
C.: Qual è la differenza tra una chitarra fatta da Lei (o uno strumento fatto da Lei) e quella fatta in serie?
De Bonis: Lo strumento fatto di liuteria, come dicevo prima, è lo strumento che ha una sonorità che permette a tutti, in un concerto, di sentire il vero suono, che si proietta… Gli strumenti di fabbrica, sempre a corda, o chitarra o violino, sono strumentucci che non dicono niente, sono strumenti per come dire, per uno che inizia, per uno che vuole fare qualche cosa, ma non per…
C.: Le sue chitarre vanno all’estero?
De Bonis: Le mie chitarre sono un po’ in tutto il mondo, come dicevo prima gli strumenti si passano da una mano all’altra e vi sopravvivono…
C.: Ma sono considerati una rarità?
De Bonis: Tutti gli strumenti d’autore sono rari, perché la produzione è quella che è, purtroppo siamo pochi…
C.: Qual è stata la sua più grande soddisfazione finora?
De Bonis: Di soddisfazione particolarmente grande… non saprei, per esempio una mia soddisfazione era quando si faceva un Concorso per liuteria a Roma, Firenze, all’estero, aspettavo il portalettere per le comunicazioni e arrivava la lettera che diceva che avevo vinto, avevo vinto il primo premio.
C.: Ma non è mai andato a ritirare il premio
De Bonis: No, io non sono mai andato.
C.: Perché?
De Bonis: Perché… mio fratello Nicola sì, lui andava molto spesso, andava a Roma, a Firenze.
C.: Ah, Lei non è mai andato. Non Le piace viaggiare?
De Bonis: No! Non mi piace viaggiare.
C.: Non sente l’esigenza di viaggiare?
De Bonis: No.
C.: Quali sono le cose più importanti per Lei nella vita?
De Bonis: Secondo me le cose più importanti della vita sono la moralità, l’onestà, essere una persona che produce qualcosa.
C.: C’è qualcosa che Le fa paura?
De Bonis: Forse questa tecnologia, questa scienza.
C.: Come sente, diciamo, la certezza che dopo di Lei a Bisignano la liuteria è finita?
De Bonis: Con molta amarezza, ecco in questo senso potrei smentirmi con quello che ho detto prima, sono molto dispiaciuto per questo fatto, perché non sono stato compreso dalle autorità, diciamo così, calabresi: qui in Calabria si è più distrutto che costruito a questo livello, a livello di artigianato, di cultura, non si è fatto niente.
C.: Lei non ha mai avuto allievi?
De Bonis: Come dicevo prima il nostro modo di lavorare è stato sempre basato su un rapporto tra padre e figlio oppure tra fratelli.
C.: Estranei nel Suo laboratorio non ce ne sono mai entrati per imparare?
De Bonis: Non ce ne sono mai stati anche perché io non ho un laboratorio, io come vede lavoro in casa…
C.: Anche i suoi fratelli lavoravano in casa?
De Bonis: Sì sì, tutti lì (ed indica la stanza all’entrata della casa).
C.: Qui?
De Bonis: Tutti lì lavoravamo, c’era papà, c’era Nicola, c’ero io e c’era l’altro fratello che aiutava papà…
C.: Quale è stata la Sua più amara delusione?
De Bonis: Di trovarmi a 61 anni e di avere dato tutto senza ricevere niente.
C.: Da chi avrebbe dovuto ricevere?
De Bonis: Non lo so, forse non è questione che avrei dovuto ricevere qualcosa, non sono stato nel mio ambiente ecco tutto, l’ambiente in cui ho vissuto non è il mio.
C.: Si sente come un pesce fuori dall’acqua?
De Bonis: Non è che mi sento come un pesce fuori dall’acqua perché… ma l’ambiente certamente non è stato il mio.
C.: Pensa che se Lei si fosse trovato a Cremona o in un centro più importante…
De Bonis: Se io fossi stato a Cremona sarei stato uno che avrebbe fatto scuola, che avrebbe avuto la possibilità di commercializzare meglio il suo lavoro.
C.: Il fatto che Lei è così apprezzato dai giornalisti, dalla stampa, da tutti, io oggi sono venuto qui per intervistarla ed inserirla in un libro dove ci sono i calabresi più famosi, i personaggi più conosciuti, che effetto Le fa?
De Bonis: Mi fa molto piacere, è una piccola felicità, diciamo.
C.: Qual è il Suo rapporto con Bisignano?
De Bonis: Il mio rapporto con Bisignano certamente non è un rapporto né culturale né artistico, è un rapporto…
C.: Di paese?
De Bonis: Comunissimo, come tutti quanti gli altri, come dire, sono una persona normalissima, come gli altri.
C.: Come La vedono i suoi compaesani?
De Bonis: Ah, io penso che mi vedono con molto rispetto…
C.: Si è mai immischiato con la politica?
De Bonis: No, mai.
C.: Non Le interessa?
De Bonis: Non è che non mi interessa, è che operare politicamente e fare discorsi diciamo così culturali, di musica, di artigianato artistico, non ha senso…
C.: Questi discorsi culturali, di artigianato artistico, di musica con chi li fa?
De Bonis: Ogni tanto con qualche professionista, con qualche allievo di conservatorio.
C.: Qualcuno che viene qua?
De Bonis: Si, con qualche giornalista, come Lei…
C.: E’motivo di vanità per Lei o di soddisfazione il fatto che Bisignano è conosciuta grazie a Lei?
De Bonis: Insomma… Bisignano è conosciuta anche per la liuteria, questo sì.
C.: Ha qualche rimpianto?
De Bonis: Rimpianti no, tranne questa amarezza perché si andrà a chiudere una bottega che c’è dal 1700, ma non è colpa mia perché io ho avuto problemi familiari… spaventosi, io e mio fratello abbiamo lavorato per mandare avanti la famiglia. C’era papà, c’era mamma, c’erano le sorelle, i nipoti, mai abbiamo pensato a noi stessi.
C.: Vuol dire che non è riuscito mai a fare soldi con questo lavoro?
De Bonis: Questo è un mestiere, chiamiamolo mestiere, che no ti permette di fare soldi, come si dice, perché per realizzare uno strumento ci vuole molto lavoro.
C.: In questo allora si è sentito abbandonato?
De Bonis: Abbandonato? Io penso che una persona che ha una professionalità, diciamo, così alta, riconosciuta dagli enti dello Stato e dai privati, ad un certo momento questa persona deve essere pure messa nelle condizioni di insegnare, di fare qualche cosa, di avere diciamo così…
C.: Non ha mai tenuto una lezione Lei?
De Bonis: E a chi la tenevo questa lezione, io non ho mai…
C.: Nelle scuole non l’hanno mai chiamata?
De Bonis: No.
C.: Lei parla bene; ha studiato?
De Bonis: Studiato! Sono andato a scuola, ai miei tempi il massimo era la licenza elementare, non c’erano scuole superiori a Bisignano.
C.: Lei legge molto?
De Bonis: Ma io leggo così… mi piace leggere qualche cosa.
C.: Cosa?
De Bonis: Ma un po’ di attualità, un po’ di storia, non romanzi, a me piace la storia, ecco tutto; e l’attualità.
C.: Pensa che questa liuteria può essere salvata in Calabria, qui a Bisignano, in qualche modo con un intervento?
De Bonis: E’ troppo tardi, perché io fisicamente non sto tanto bene, non mi sentirei di assumermi degli impegni…
C.: Perché non si è sposato?
De Bonis: Come dicevo prima non mi sono sposato per risolvere i problemi familiari, avevano bisogno di me, del mio lavoro.
C.: Con chi vive?
De Bonis: Adesso? Adesso sono io e altre sorelle che sono più anziane di me… Insomma ci siamo nati in questa casa e ci siamo invecchiati.
C.: Ha un personaggio, una persona, nella sua vita a cui è rimasto più legato, che è rimasto di più nella sua memoria, una persona che le ha dato di più?
De Bonis: Ma a livello, diciamo così, affettivo?
C.: Nella vita, complessivamente.
De Bonis: Nella vita è stato Nicola, mio fratello, è stato il mio maestro, è stato il mio amico, è stato il mio compagno…
C.: Era sposato lui?
De Bonis: No, lui non era sposato. Lui non era sposato ed io per non scavalcarlo ho seguito il suo esempio.
C.: Quindi diciamo che era una figura carismatica per Lei.
De Bonis: Era una figura che io rispettavo come maestro, più come maestro che come fratello.
C.: Come trascorre la giornata?
De Bonis: La giornata, quando sono impegnato nel lavoro passa bene. Questo è un periodo un po’ triste per me perché non riesco a concentrarmi bene nel lavoro e quindi passo la giornata malissimo.
C.: C’è un motivo?
De Bonis: Non lo so, non lo so, mi sento un po’ solo, ecco.
C.: Suo fratello da quanti anni è morto?
De Bonis: Undici anni fa.
C.: In questo periodo come mai sente quest’angoscia?
De Bonis: Beh, forse mi trovo di fronte alla resa dei conti e… e mi sento un po’ solo.
C.: Il futuro come lo vede?
De Bonis: Ma… a questo punto credo che il mio futuro sia di sopravvivenza.
C.: E il futuro della Calabria?
De Bonis: Io mi augurerei che il futuro della Calabria fosse migliore in tutti i sensi.
C.: Lei adesso come vede questa Calabria, quali pensa siano i mali peggiori?
De Bonis: Ma non si tratta di mali peggiori o minori; è la guida che manca, l’esempio… Non so… io vedo che c’è gente che no sa fare niente e fa successo, per esempio. E questo mi dà fastidio.
C.: Il successo per Lei cos’è?
De Bonis: Bisogna fare differenza tra successo economico o artistico. Quest ultimo è una cosa importante…
C.: Lei ha rincorso il successo?
De Bonis: Ma io non è che sia andato alla ricerca del successo. Il mio successo l’ho inteso come la possibilità di lavorare e distinguermi nel mio lavoro. Ecco il mio successo.
C.: Ha mai temuto di non riuscire a tirare la vita con questo lavoro?
De Bonis: Ah, io sono stato un soggetto che non ha mai voluto niente dalla vita.
C.: Il denaro per Lei che cos’è?
De Bonis: E’ solo un mezzo necessario per vivere.
C.: E l’amore?
De Bonis: L’amore dovrebbe essere una comunione tra due soggetti. Per me è soprattutto rispetto. Solo questo, rispetto.
C.: Lei si sente amato?
De Bonis: Penso di no. Stimato, ammirato, rispettato sì, ma amato assolutamente no. A parte l’amore familiare, fraterno. Il mio grande amore è stata mia madre che mi ha sempre trattato come se fossi un eterno bambino, sempre.
C.: La vita per Lei che cos’è?
De Bonis: La vita per me è come un arco, una curva che purtroppo è destinata a finire…
C.: E la morte?
De Bonis:  La morte è la fine di questa curva ma alla morte sopravvive l’opera delle persone…
C.: Lei ha paura della morte?
De Bonis: No, assolutamente no.
C.: Quale pensa sia il peggiore aspetto degli uomini e quale il migliore pregio?
De Bonis: Io non sono un filosofo, io…
C.: E il suo peggiore difetto qual è?
De Bonis: Io penso di avere solo piccoli difetti…
C.: E il migliore pregio?
De Bonis: Penso che il mio migliore pregio è il lavoro che sono riuscito a fare…
C.: Qual è stato il momento più esaltante della sua vita?
De Bonis: Non un momento ma un periodo e cioè l’adolescenza e poi la giovinezza. L’adolescenza è stata un apprendistato, la giovinezza è stata molto produttiva perché ho lavorato molto…
C.: Il suo primo pensiero la mattina qual è?
De Bonis: E’ difficile dire qual è il primo pensiero perché sono tanti i pensieri, un’enormità di pensieri.
C.: Possiamo dire che per Lei la liuteria corrisponde alla vita?
De Bonis: Certo perché dare voce ad un materiale naturale com’è il legno, dargli una forma, una linea, farne un oggetto bello e sonoro è un vero miracolo. Sono mestieri che hanno una completezza assoluta.
C.: Il Suo rapporto con la religione, con la fede?
De Bonis: Da ragazzo (negli anni ’30 e ’40) per me la Chiesa era una scuola. Il parroco era un padre spirituale. Credo che la figura più importante ed interessante per l’umanità è Cristo.
C.: Viene spesso intervistato? Vengono molti giornalisti?
De Bonis: Do moltissime notizie, interviste mai. Adesso, solo perché ho capito che Lei deve fare un lavoro diverso sto parlando oltreché del mio lavoro anche di me, del mio spirito, diciamo… Ho cercato di rispondere sinceramente, non so se bene o male, come so fare io.
C.: Un’altra domanda: qual è il messaggio che Lei calabrese umile ma conosciuto, vuole lanciare ai giovani?
De Bonis: Il vero messaggio va lanciato agli educatori e ai politici perché siamo in una società dove i ragazzi vengono presi a 3 anni alla scuola materna e vengono portati fino a 15-16 anni alla scuola dell’obbligo e poi tutti alle scuole superiori. Io vorrei che da questa scuole non uscisse gente squalificata ed incapace di ogni cosa. La scuola deve educare oggi, è finito il rapporto del maestro artigiano e dell’allievo, è finita l’epoca dell’artigianato e dell’agricoltura, della pastorizia, siamo nell’era tecnologica è quindi è la scuola che deve formare il suo popolo.
C.: Ai politici cosa rimprovera?
De Bonis: Rimprovero proprio l’errore di non avere creato le strutture e le possibilità per evitare la fine di certi valori…







martedì 7 maggio 2013

Ohi Dottò. Esce il primo libro di Cataldo Perri.


“Ohi dottò” è l’espressione che da più di trent’anni viene rivolta dai pazienti al loro medico di famiglia. Trent’anni di storie, di speranze, di paure, di conforto, di vagiti nuovi e di dolorosi addii. Per fortuna, molte volte, è anche l’incipit di una confidenza leggera, di un pettegolezzo di colore, di situazioni eroico-comiche tipiche dell’antica cultura popolare calabrese. Anamnesi di comari pettegole, malapazienza, tentativi d’emigrazione, pellegrinaggi, visite mediche a marcia indietro, punture di zecche-Viagra. “Ohi dottò”, a volte, è l’espressione che un medico è costretto a rivolgere a un collega perché un giorno si scivola “dall’altra parte” e su una cartella clinica medico e paziente hanno lo stesso nome. Sabato 18 maggio 2013 al Salone del Libro di Torino alle ore 12 allo stand Calabria Cataldo Perri presenterà il suo libro con la simpatia e l'ironia di sempre.
E' stato scritto: "un capolavoro assoluto di ironia e umanità ... che saprà affascinare i lettori di Le Monde de La Repubblica, del Washintong Post, del Corriere della Sera sina dalle prime pagine..."
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=RJSeJQsfyTE 

sabato 30 giugno 2012

Più notte che battente. A rischio l'edizione 2012 della chitarra battente

Anche Carmine Abate nel suo ultimo romanzo rende omaggio alla chitarra battente calabrese (... sotto il balcone di Lina, cantava e suonava la chitarra battente... stringeva al petto il fondo bombato della chitarra con la bramosia di un amante e liberava un arpeggio ritmato dai tocchi percussivi dei polpastrelli sul piano armonico...). Dalle intense pagine del romanzo sembrano fuoriuscire le note musicali della chitarra battente, lo strumento barocco che seguirà poi la sua strada in ambito popolare con le varianti ben conosciute dai suoi intenditori, sia per corde che per forma. Leggendo "la collina del vento" Premio Selezione Campiello 2012 edito da Mondadori sembra di vederla l'antica liuteria De Bonis di Bisignano, presente nel territorio calabrese sin dal 1700, oggi come allora, Giacinto, Nicola, Vincenzo, Luigi, Costantino tutti al lavoro. Sembra sentire gli odori delle colle, dei legni. Oggi l'eredità di quella gloriosa dinastia di liutai è rappresentata da una donna che conserva gli antichi segreti dell'arte liutaria: Rosalba De Bonis giovane promessa presente anche all'importante Festival di Sarzana (l'Acoustic Guitar Meeting 2012) http://www.youtube.com/watch?v=EyF6ARNcSQo Insieme alla Signora della Liquirizia famosa in tutto il mondo, Pina Amarelli, anche a Rosalba De Bonis sarà conferito il premio Bos Primigenius da parte dell'Amministrazione comunale di Papasidero nell'ambito della manifestazione "Calabresi brava gente" circa a metà agosto 2012.
Spulciando su Internet non si può non incontrare Alfonso Toscano, cilentano doc, costruttore di chitarre battenti del Cilento, suonatore e cantore che da molti anni ha creato il sito della chitarra battente, che riceve almeno 400 visite al giorno da tutto il mondo. Questo sito interamente gratuito permette di consultare informazioni preziose su tutto quello che riguarda questo strumento ed altri strumenti degli "ignoranti" cosiddetti popolari. occasioni di incontro, strumenti usati. http://www.alfonsotoscano.it/index.htm
Su Youtube, Cicciubattenti ha addirittura dedicato un canale alla chitarra battente con un attivo di oltre 1.200.000 visite in 5 anni, dove è possibile trovare oltre ai virtuosi anche anziani suonatori di questo strumento. Si scorge anche qualche suonata con quella che oggi viene chiamata chitarra barocca e che all'epoca si definiva chitarra alla spagnola. http://www.youtube.com/user/cicciubattenti?gl=IT
Il Personaggio che ha organizzato nel 2008 il Primo raduno dei suonatori di chitarra battente lanciando l'appello proprio nel sito di Alfonso Toscano è stato Cataldo Perri, medico e musicista, con all'attivo tre CD musicali dove con la chitarra battente, il suo strumento, narra tre storie diverse: in Rotte Saracene vi è Laura una ragazza cariatese, rapita nel 1540 dai turchi e portata in dono al sultano di Costantinopoli; in Bastimenti il tema dell'immigrazione con le struggenti note della depressione per un viaggio avolte senza ritorno verso l'Argentina e le Americhe; in Guellarè  troviamo la difficile situazione meridionale, l'attualità, il dolore e la sperenza, l'onestà e la lotta ai poteri visti con gli occhi di un bambino; un disco diverso, dono della maturità, vario che parla della nostra storia senza aver perso quel bambino interno. Cataldo Perri riuscì ad organizzare grazie all'impegno dell'Associazione Gentes di Bisignano l'appuntamento anche nella città dei Liutai e a premiare con una targa il Maestro Vincenzo De Bonis per i sogni che è risucito a realizzare e donare a tanti appassionati.
Oggi come accadde anche nel 2008 vogliamo fungere da megafono, da ripetitore, riportando un appello, una richiesta che rivolgiamo a tutti gli imprenditori che nel Web ci seguono ed apprezzano la costanza perchè credono nei valori, nella tradizione, nell'orgoglio della propria identità che genera cultura.
Per questo motivo appena letta l'intervista a Cataldo Perri pubblicata sul sito web ondacalabra.it abbiamo pensato di riportare alcune sue parti per far sì che alcuni sentano il messaggio che nonostante tutto, nonostante i tagli economici, nonostante le scelte assurde da parte di alcune amministrazioni che non valorizzano le proprie risorse artistiche naturali, è possibile investire su quello che può essere un futuro migliore.
La Calabria d’estate è un pullulare di concorsi di bellezza che poco hanno a che fare con l’arte o la cultura; si spendono tanti soldi pubblici per personaggi del patinato mondo televisivo e si trascurano eventi e iniziative che tutelano e valorizzano il nostro incommensurabile patrimonio culturale che, purtroppo, è a rischio estinzione.
Partendo da questa considerazione ho pensato fosse il caso di impegnarsi e di iniziare proprio dalla tradizione della chitarra battente. E così, nel 2008, è nata l’idea del
primo raduno nazionale dei chitarristi battenti  uno sforzo che ha richiesto molto lavoro (non potevo contare su molti aiuti), ma ne è valsa la pena. Da allora ogni anno è stato un vero crescendo di apprezzamenti di critica e di pubblico: ogni sera della rassegna “La battente nei luoghi della memoria” si radunavano in piazza Friozzi oltre duemila persone e Radio3 Suite ha seguito la seconda edizione in diretta Rai nazionale, diffondendo i suoni riverberanti della battente ben oltre i confini calabresi.
L’edizione del 2011 della rassegna è stata dedicata a Gianfranco Preiti, un grande interprete di questo strumento recentemente scomparso, e si è trattata probabilmente della Notte Battente più coinvolgente. Protagonisti alcuni grandi interpreti della musica tradizionale come Fausta Vetere e Corrado Sfogli.

I tre elementi che ritieni più importanti della rassegna?
L’originalità dell’evento, unico nel suo genere; aver dimostrato che i grandi numeri e l’attenzione mediatica si possono ottenere anche con proposte controcorrente, ma preziosissime perché a tutela della memoria del nostro patrimonio culturale popolare. La terza, che mi emoziona sempre, è l’incontro tra i suonatori ottuagenari (che hanno recuperato dalla loro cantina e dalla polvere dell’oblio la loro vecchia battente) e i musicisti moderni in occasione della Notte Battente.
Affrontiamo il tema dei finanziamenti: chi ha sostenuto il progetto? Ci sono realtà aziendali del territorio che hanno manifestato interesse a collaborare?
Al momento il progetto è sostenuto solo dall’amministrazione di Cariati con un finanziamento recuperato tra le pieghe del bilancio comunale. Le aziende, da parte loro, sono in difficoltà economica e tendono a puntare su veicoli di appeal già consolidato.
Per l’edizione 2012 mi piacerebbe organizzare, oltre ai concerti, una grande mostra di liuteria e uno stage di tecnica di esecuzione sullo strumento, ma abbiamo molte difficoltà a reperire i finanziamenti per proseguire. Il mio augurio è che Provincia e Regione decidano di sostenere un progetto che rappresenta degnamente la Calabria intera.

Ma cosa si può dire a un imprenditore o a un amministratore pubblico per convincerlo a sostenere progetti come quello della rassegna? E perché farlo in Calabria?
Un imprenditore illuminato dovrebbe capire che portare a Cariati tante persone grazie a un evento come il nostro, significa creare più ricchezza per gli alberghi, i ristoranti, i produttori del territorio. La Calabria è percepita come terra dei grandi eccessi, dalle bellezze naturali mozzafiato alla devastazione violenta del territorio; investire in cultura in Calabria è doveroso perché la cultura sviluppa il bello individuale e collettivo. E solo dal bello può arrivare ricchezza e vantaggio per tutta la comunità.
Il futuro della Calabria quanto sarà legato alla sua attività/produzione culturale?
La Calabria deve prima conoscersi per poi farsi riconoscere dagli altri. La maggior parte dei calabresi sa poco o nulla della nostra letteratura, della nostra ricchezza archeologica, della nostra tradizione musicale. Oltre che sulle bellezze naturali la nostra terra dovrà puntare sulla cultura come riscatto economico e soprattutto come baluardo contro il degrado morale e la cultura ‘ndranghetista. (l'intervista integrale è possibile leggerla su http://www.ondacalabra.it/web/2012/06/il-medico-che-vuole-riempire-di-note-battenti-i-cieli-di-calabria/)
Grazie a tutti coloro che sosterranno questa impresa non facile di coniugare cultura, bellezza ed identità.

domenica 11 settembre 2011

La notte battente emoziona Cariati


LA NOTTE BATTENTE EMOZIONA CARIATI
PERRI: COME LA NOTTE DELLA TARANTA
CARIATI CONTINUA A PUNTARE SULL’IDENTITÀ

CARIATI (Cs), Venerdì 9 Settembre 2011 – Far diventare, anno dopo anno, la NOTTE BATTENTE a Cariati, come la NOTTE DELLA TARANTA a Melpignano. E’, questo, l’obiettivo, che si è prefisso di raggiungere Cataldo PERRI, artista dell’identità, con il RADUNO NAZIONALE DEI CHITARRISTI BATTENTI, la cui quarta speciale edizione 2011, svoltasi nei giorni scorsi nella cittadella medioevale sullo jonio, è stata un autentico successo di artisti sul palco e di partecipazione popolare.

Quest’anno una dedica particolare: NOTTE PER GIANFRANCO. Piazza Friozzi gremita. Numerosi artisti e tanta musica. Tradizione, cultura e identità, protagoniste indiscusse della 28° edizione di Cariati Città della Tarantella. Entusiasta il Direttore Artistico Cataldo PERRI. Ad impreziosire la splendida cornice, tra tarantelle, tamburelli e chitarre battenti, la presenza degli studenti stranieri del 10°Euromed Meeting, promosso da Otto Torri sullo Jonio, saliti sul palco e intervistati da Assunta TRENTO, cittadina delegata allo spettacolo.

L’assessore provinciale alla cultura Maria Francesca CORIGLIANO, ospite d’eccezione della bella serata, ha consegnato una speciale targa d’argento, realizzata dal giovane maestro orafo Domenico TORDO (realizzatore del gioiello simbolo “La Calabria nel cuore”), alla signora PREITI, moglie del compianto Gianfranco.

Suonatori della tradizione come Luigi NIGRO, che per l’occasione ha presentato un brano del suo ultimo disco “Pizzica, Calata, Nchjanata” eseguito con Antonello RICCI, alla tradizione pura e preziosa con l’ottantenne Roberto ARCI di Calopezzati, che ha eseguito un canto con la tecnica peculiare dei vecchi cantori accompagnandosi alla sua cara antica battente. E poi Danilo MONTENEGRO ed Enzo ZIPARO, protagonisti con Piero GALLINA e Carlo CIMINO, di un travolgente set musicale ricco di ritmo e passione. Antonio e Carlo GRILLO da Campana, Francesco RIGGIO lo psichiatra romano divenuto una vera istituzione nel corso dei precedenti raduni cariatesi. Dal gruppo CASTALIA di Gianfranco PREITI, che ha eseguito alcuni brani dell’ultimo disco a Francesco LOCCISANO e Mico CORAPI con le loro escursioni sui territori del flamenco e della musica sudamericana con la timbrica inconfondibile di una raffinata tecnica battente. Gli AGORÀ, gruppo della pura tradizione calabrese, ricompostosi per l’occasione, hanno regalato i suoni arcaici e la grande ritmica di Totò CRITELLI, Piero GALLINA, Cataldo PERRI, Peppino DONNICI, Mimmo BEVACQUA, Carlo CIMINO e la straordinaria emozionante voce di Masino LEONE. E poi la presenza femminile della bravissima elegante Francesca PRESTIA al chitarrino battente. A chiudere la serata gli storici leaders della Nuova Compagnia di Canto Popolare (NCPP) con Fausta VETERE e Corrado SFOGLI che, alla fine della loro straordinaria esibizione, hanno chiamato sul palco, per la tradizionale tarantella finale, tutti i musicisti che si erano succediti. Momento emozionante è stata la consegna della speciale targa alla signora PREITI da parte dell’assessore alla Cultura della Provincia di Cosenza M.F. CORIGLIANO, che, insieme all'Amministrazione Comunale, hanno patrocinato l'evento musicale e della cittadina delegata allo spettacolo Assunta TRENTO che, ha consegnato una targa di raffinato artigianato del giovane maestro orafo Domenico TORDO di Crosia. Soddisfatto l'artista e direttore della serata Cataldo PERRI. Si deve saper preservare – dice – il patrimonio musicale, la tradizione che si confronta con la modernità. Momenti di commozione per il ricordo di un grande artista, le sfrenate tarantelle, la presenza di Rosalba DE BONIS. L’allegria degli accordi in maggiore – conclude – e la malinconia di quelli in minore, sono come l'alternarsi con il suono riverberante ed eterno come la risacca del mare della cara preziosa chitarra battente.


COMUNICATO STAMPA LENIN MONTESANTO – N.105/9 SETTEMBRE 2011
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venerdì 23 luglio 2010

Notte Battente a Cariati (CS). La battente nei luoghi della memoria
















La chitarra battente a fondo bombato di Bisignano della famiglia De Bonis sarà la protagonista della rassegna estiva "La battente nei luoghi della memoria" che vede la sua terza edizione a Cariati - Città della Tarantella (CS) domani sera 24 luglio alle ore 21,00 nello scenario del Borgo Medievale. Partita come esperienza pilota, ha visto ben cinque tappe nel 2008 (Cariati, Calopezzati, Crucoli, Cirò Marina, Bisignano, Cirò) l'edizione 2010 sarà aperta dal prof. Giovanni Sapia che leggerà un passo del suo "romanzo del casale" nel quale poeticamente definisce la chitarra battente "panciuta e docile come un amante, scrino dell'animo contadino". Sul palco allestito a piazza Friozzi si alterneranno musicisti del calibro di Turuzzu Cariati, mitico interprete di Cirò delle cuzzupare (canti che si cantavano nel periodo pasquale), Carlo Grillo del gruppo Calabria Logos, Luigi Nigro erede di una articolata tradizione di saperi musicali con i suoi canti alla lonnovucchisa accompagnati con la battente con lo scordino, Danilo Montenegro, neo cantastorie presenza a Sanremo 2010 con Nino D'Angelo, Francesco Loccisano, compositore e battentista di Cavallaro, Bennato accompagnato da Vincenzo Oppedisano al basso, reduci della sua prima opera discografica "battente italiana", Francesca Prestia "a cantaturi", Marisa Buffone "folk singer", Cataldo Perri - Direttore artistico della rassegna -anche lui ormai agli sgoccioli del suo terzo cd "Guellarè" accompagnato al violino da Piero gallina, Francesco Riggio collega ed amico di Cataldo Perri anche lui battentista e battentaru calabrese cultore ed appassionato suonatore di questo meraviglioso strumento che è la chitarra battente. Si esibiranno anche i Giganti di Vibo Valentia, raffiguranti la regina di Aragona che combatte contro i mori.

domenica 13 giugno 2010

suonatori e costruttori di chitarra battente




Alcuni amici suonatori e costruttori della chitarra battente. Strumento ancora a pochi conosciuto ma amato ed apprezzato in tutto il mondo dagli intenditori. In queste foto in ordine alfabetico Costantino De Bonis, Rosalba De Bonis, Pier Filippo Melchiorre, Alfonso Toscano, solo alcuni maestri costruttori e poi il sito della chitarra battente una vera miniera per intenditori. Diego Caligiuri (Sud Taranta), Carlo Grillo (Calabria Logos), Luigi Nigro (Cugini Nigro), Salvatore Megna, Cataldo Peri, Francesco Loccisano, Gianfranco Preiti (Castalia), Edoardo Morello (Canto d'Inizio), Pier Filippo Melchiorre, Alfonso Toscano, Gianluca Zammarelli e tanti altri ancora.
Per approfondimenti http://www.alfonsotoscano.it/ Il sito della chitarra battente





























































venerdì 21 agosto 2009

2° Raduno La battente nei luoghi della memoria a Bisignano


Il 27 Agosto 2009 alle ore 21.00 a Bisignano la seconda tappa della manifestazione La battente nei luoghi della memoria. La prima tappa tenutasi a Cariati il 25 luglio scorso che ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica ha visto susseguirsi diversi musicisti tra cui Valentino Santagati. Nella città dei liutai diversi i suonatori che si alterneranno, oltre ai gruppi musicali di Bisignano con le loro chitarre battenti Pier Filippo Melchiorre e Francesco Riggio, Angelo Gaccione e Antonio Scaglione, Valentino Santagati, Piero Crucitti, Demetrio Pizzimenti e Cataldo Perri -ideatore della manifestazione - con Piero Gallina e Piero Cimino.
Novità di questa manifestazione è la presenza della chitarra battente a fondo piatto. Questo strumento tradizionale viene scelto soprattutto dai cantori calabresi delle Serre per la vivacità ed il suono squillante che ben si amalgama con i suoni della lira e dei doppi flauti. Ha una identità timbrica diversa dalla chitarra battente a fondo bombato e per le corde più tese ed il manico ridotto ben si adatta a repertori polivocali.

Informazioni personali

La mia foto
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Il liutaio di Bisignano

Il liutaio di Bisignano
Vincenzo De Bonis ritratto dalla pittrice Ileana Riggio